AD ASTRA

CINEMINO In Genova

ṣumūd ġazāra #8 Partition



AD ASTRA – Cinemino in Genova
INGRESSO RISERVATO AI SOCI CON TESSERA ARCI 25/26
È possibile fare richiesta online via App ARCI o direttamente al circolo.


di Diana Allan

documentario sperimentale, 2025, Libano, Palestina, Canada, 60′

In questo ultimo appuntamento dell’anno di ṣumūd ġazāra, la rassegna del Cinemino Ad Astra dedicata alla situazione in Palestina, siamo felici di proiettare Partition della regista Diana Allan, un’opera che non rientra totalmente nella categoria del documentario ma piuttosto può essere considerato un esempio di cinema sperimentale realizzato attraverso filmati d’archivio.

In apertura della serata sarà presente Marasma per presentare il progetto Wine for Palestine, un’iniziativa di raccolta fondi per il popolo palestinese nata a Genova.

Partition unisce filmati d’archivio dell’occupazione britannica della Palestina con registrazioni audio di rifugiati palestinesi in Libano. I film muti raccolti nelle collezioni imperiali racchiudono storie che sono state raccontate solo in minima parte e sguardi coloniali che permeano il presente. Recuperando la presenza palestinese attraverso storie, voci e canzoni, e rivelando tracce del passato coloniale nei paesaggi sonori del precario presente, Partition diventa una riflessione su ciò che i corpi ricordano e gli imperi dimenticano.


Partition 
è un film sperimentale e non lineare che nasce dal mio lavoro etnografico in corso con rifugiati palestinesi in Libano, incentrato sulle storie di sfollamento forzato ed esilio. Utilizzando registrazioni sonore realizzate con palestinesi per ridare vita a immagini coloniali mute provenienti dalla Palestina sotto l’occupazione britannica, il film pone al centro il canto come mezzo di memoria storica, continuità intergenerazionale e pratica politica. Separando suono e immagine, Partition destabilizza la percezione e mette in discussione l’autorità archivistica, riformulando la catastrofe come un processo che ha inizio nel 1917, durante il dominio britannico. Il ri-fotografare materiale coloniale in 16mm rappresenta anche un gesto di riappropriazione e redistribuzione di materiali soggetti a restrizioni, affermando il diritto alla riproduzione come atto decoloniale.

Il film tratta l’archivio come un processo vivo e partecipativo, opponendosi alla sua funzione di deposito coloniale statico. Interroga il modo in cui la storia viene costruita e come l’accesso agli archivi influenzi l’eredità futura. I canti diventano ponti che superano le fratture, e l’intervento archivistico apre uno spazio in cui la presenza e la memoria palestinese possano tornare a circolare.

— Diana Allan

Diana Allan è una regista e docente di antropologia alla McGill University. È co-direttrice del Nakba Archive e titolare di una Canada Research Chair in antropologia degli archivi viventi. Tra le sue pubblicazioni figurano Voices of the Nakba: A living history of Palestine (2021) e Refugees of the Revolution: Experiences of Palestinian Exile (2014).